4a Divisione Alpina Cuneense  
Campagna di Russia

Ripiegamento dal Don.
Gli ultimi giorni della Cuneense: 17-28 gennaio 1943

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Il 14 gennaio 1943, reparti della 3a Armata Russa del generale K.S. Moskalenko, rompono il fronte sud dell'8a armata, occupando Kulikova e Silino. Il genarale Battisti intuisce immediatamente il pericolo e chiede l'autorizzazione a ripiegare - l'autorizzazzione viene negata -

Il 15 gennaio i Russi attaccano con carri armati il settore del XXIV corpo d'armata tedesco, (che era a sud della Julia, prima della Cuneense) sfondandolo e puntano su Rossosch, sede del Comando Alpino... In quel frangente, un Battaglione Complemento appena giunto da Garessio - Cuneo (i Battaglioni erano due, partiti il 31 dicembre erano stati formati il 20 giugno 1942, ogni Battaglione comprendeva 4 Compagnie, uno venne fermato alla frontiera italo-austriaca, salvandolo dal macello), entra immediatamente in battaglia, la metà di loro resterà sul campo... Nella notte i carri russi ripiegano da Rossosch

Tra il 15 e 16 gennaio i Russi attaccano la Tridentina che respinge gli attacchi, ma a nord, la 2a Armata Ungherese cede e i russi sfondano con mezzi corazzati.

Il 16 gennaio i Russi ritornano all'attacco di Rossosch con ingenti forze, alle ore 12 sono padroni della città -- Da questo momento tutto il Corpo di Armata Alpino sta per essere accerchiato e chiuso in una "sacca" - Nei tre attacchi di sfondamento, i russi usarono 754 carri armati del tipo T34. Questi carri pesavano oltre 30 tonnellate e disponevano di mitragliere pesanti e cannone da 76 mm, la loro corazza era spessa 50 mm. Il supporto dell'artiglieria consisteva in 810 bocche da fuoco, di cui 300 cannoni di grosso calibro. Gli italiani disponevano di 47 carri armati da 10 tonnellate, 132 bocche da fuoco di cui 66 cannoni. già da questi pochi dati si evince l'enorme disparita d'armamento tra i due eserciti, senza contare le armi leggere: parabellum automatici contro moschetti a 6 colpi.

Il 17 gennaio alle 16,30-17 giunge per la Cuneense l'atteso ordine di ripiegamento. I primi battaglioni a mettersi in marcia sono: il "Ceva", il "Mondovì" e il "Dronero"…durante la notte la retroguardia è fatta segno di attacchi da parte di partigiani, il "Saluzzo" infligge loro gravi perdite. Lo scopo del ripiegamento era quello di attestarsi il più velocemente possibile tra Valuijki e Rowenki, in modo da potersi schierare in difesa del fronte nord-est. Alla Tridentina e al XXIV corpo di armata tedesco, venne dato ordine di ripiegare in direzione Podgornoe-Opyt. La Cuneense con il Vicenza dovevano dirigersi verso Popovka, la Julia a nord di Rossosch.

Il 19 gennaio, alle 10 del mattino, il generale Battisti s'incontra in una casa di Popowka con il generale tedesco comandante il gruppo Rheingold. I due generali prendono la decisione di abbondanare la direzione di ripiegamento che era stata loro assegnata e di puntare su Waluiki che si ritiene non ancora in mano nemica,,,verso le sette di sera reparti russi, equipaggiati in tuta bianca e, scambiati dai nostri per tedeschi, attaccano e provocano gravi perdite alla 72a batteria gruppo "Val Po'"…la 21a del "Saluzzo" si fa massacrare sul posto e permette alla colonna di sganciarsi proseguendo il ripiegamento verso Nowo Postojalowka.

Il 20 gennaio, la Cuneense incontra alcuni reparti della Julia bloccati dai russi vicino a Nowo Postojalowka. Viene mandato il battaglione "Ceva" e il "Mondovì" all'attacco del centro abitato, le batterie del "Mondovì" vengono maciullate dai cingoli dei T34 russi, il "Ceva" viene quasi completamente annientato. I russi intimano la resa…Battisti rifiuta d'arrendersi, prima vuole tentare il tutto per uscire dalla morsa..Il generale Battisti considera che prima dell'imbrunire i russi possano ancora attaccarlo tra Nowo Postojalowka e Kolkos Kopanki, decide quindi di mandare all'attacco il "Bordo San Dalmazzo" e il "Saluzzo"…partono i due battaglioni, stanno per riuscire nell'intento, cioè attraversando una dorsale tra due piccoli villaggi…improvvisamente un violento fuoco di sbarramento infligge ai due battaglioni pesanti perdite…Tutt'intorno arrivano carri armati seguiti da fanteria russa…cadono oltre 1500 alpini.

Battisti, constatata l'impossibilità di forzare senza armi anticarro la temutissima dorsale tenta ancora la possibilità di sfuggire all'accerchiamento, i reparti della Cuneense iniziano ad abbandonare le postazioni di Nowo Postojalowka, ma le fanterie russe costituite da reparti siberiani (e quindi a loro agio nel gelo e nella neve..) attaccano nuovamente ciò che resta del  battaglione "Mondovi", incaricato di proteggere il ripiegamento e il fianco della colonna. Il "Mondovi" viene completamente annientato.

Intanto i russi attaccano alle spalle i resti del 2° Reggimento Alpini, in ritirata da Kolkos Kopanki…Questa battaglia segna la fine della Cuneense e della Julia, si stima che circa 13000 alpini caddero in questa terribile giornata. Nella notte del 21 gennaio, la Cuneense riprende a marciare, sono rimasti in duemila dei suoi e un migliaio di sbandati provenienti da altri reparti, marciano per circa 20 ore consecutive,  raggiungono Postojalvyi, alle 20 sono as Alexandrowka dove c'è ancora un piccolo presidio germanico.

Al mattino del 22 gennaio, alle ore 7,30, la Cuneense si rimette in marcia verso Nowo Karkowka; la sera dello stesso giorno raggiungono le prime case del paese.

All'alba del 23 gennaio, la Cuneense riprende il cammino…alle 14 del pomeriggio T34 russi attaccano la testa della colonna e poi si ritirano verso Krawzowka, riprende la marcia che termina a sera nel paese di Nowo Dimitriewka. Il generale Battisti chiede ora il massimo sforzo ai suoi uomini, dicendo loro che più le marce saranno lunghe, più alte saranno le probabilità di salvarsi. A mezzanotte Battisti tiene a rapporto i suoi ufficiali, la proposta è: marciare tutti insieme o cercare di uscire dalla sacca a piccoli gruppi? La risposta è tutti insieme!

Alle due di notte del 24 gennaio, riprende la marcia su due colonne,  intorno alle 18, il ripegamento prende  la direzione verso sud per disporsi ad attraversare il Kalitwa.

Tra l'alba e le ore 8 del 25 gennaio le due colonne sono raccolte a Rebalzin una e l'altra a Dechtjarna, in quest'ultima località carri armati russi e artiglieria pesante aprono un fuoco violentissimo, pesantissime le perdite…riprende la marcia, intorno alle ore 12 ciò che resta della colonna si congiunge con l'altra a Rebalzin. All'imbrunire dello stesso giorno, nuovamente in marcia verso Schukowo dove la colonna si imbatte in una violenta bufera di neve e di vento gelido…la colonna viaggia ora a duecento metri all'ora.

All'alba del 26, la bufera cessa, si forma una sola colonna in direzione Waluiki…La Cuneense è ora in vista di Schukowo, dal villaggio partono violente raffiche di mitragliatrici, il battaglione "Dronero" conduce l'assalto alla baionetta e mette in fuga i russi.

Riprende la marcia fino a sera senza disturbi, giunti nei pressi di Malakaiewe, altra valanga di fuoco investe la colonna. La colonna viene nuovamente divisa in due tronconi, uno sosta a Malakaiewe e l'altro a Solonzi.

All'alba del 27 gennaio riprende la marcia, nel pomeriggio i due tronconi si riuniscono, giungono nei pressi di un villaggio dove i russi li attendono, la colonna aggira il villaggio, nel contempo squadroni urlanti di cosacchi vengono all'assalto con mitragliatrici su slitte e una batteria da 122, offrono la resa, ma la Cuneense non vuole arrendersi, il generale Battisti riponde per tutti con uno sdegnoso rifiuto. Il "Dronero" nel frattempo si schiera per il combattimento costringendo l'avversario a indietreggiare.

Spunta l'alba del 28 gennaio, la Cuneense è allo stremo, in dodici giorni e undici notti ha percorso in ripiegamento circa 200 chilometri, ha marciato per 182 ore alla media di undici ore al giorno, ha sostenuto venti combattimenti, ha perso l'90% della sua fanteria e più del 50% dell'artiglieria…continua la marcia, appena superata la dorsale tra il fiume Poltawa e il Walujki un violento fuoco di artiglieria scompagina ciò che resta del Primo Reggimento, arriva al galoppo la cavalleria cosacca, gli alpini la scambiano per cavalleria amica ungherese, corrono verso di loro…i russi li avvolgono in un selvaggio carosello, li stringono al centro. Il generale Battisti è in testa all'avanguardia, quando, attraversando la strada ferrata, la cavalleria nemica sferra l'ultimo attacco, si combatte all'arma bianca, non ci sono più munizioni…è finita.

Nel Vallone di Walujki Alle ore 5,30 del 28 gennaio 1943 vengono catturati gli ultimi ufficiali superstiti della Cuneense, nel pomeriggio verranno presi gli ultimi alpini del "Borgo San Dalmazzo" del "Saluzzo" e del "Mondovì". Alla sera di quel tragico giorno, anche  il "Mondovì" depose le armi.

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La fine del Battaglione Saluzzo

Il 18 ottobre il "Saluzzo" presidia la zona di Staraja Kalitva sul Don, il fiume divide i due eserciti, neanche un chilometro tra gli Alpini e i Russi. Il Battaglione Saluzzo copre un fronte di sette chilometri, alla sua destra inizia con la 23a (capitano Enrico Pennacini) compagnia e termina con la 21a compagnia (capitano Chiaffredo Rabo di Sampeyre). Il Battaglione Saluzzo è appoggiato dalla 72a batteria del gruppo Val Po' e dalla 4a batteria del 2° Reggimento a cavalleria.

Il Battaglione Saluzzo è il punto di congiungimento tra il corpo d'armata alpino e il 2° corpo d'armata di fanteria. Il Battaglione costruisce velocemente e bene opere difensive ben fortificate. In venti giorni costruisce trenta postazioni e venti ricoveri con finestre, porte e stufe. Vengono costruiti profondi camminamenti protetti da reticolati, fosse anticarro e posizionamento mine. A dicembre il Don è completamente gelato, tra le due linee non esiste più lo sbarramento d'acqua. Il termometro scivola a -30 sotto zero.

All'alba del 10 dicembre, le vedette alpine osservano sull'altro fronte ammassamenti di truppe, carri armati e artiglieria. All'alba del 16 dicembre i russi travolgono i fronti delle divisioni Ravenna, Cosseria e Pasubio. Il 17 dicembre riprende l'offensiva russa. Il 20 dicembre la divisione Cosseria ripiega. Il 23 dicembre il "Saluzzo" respinge i russi. 14 gennaio 1943. Il Corpo d'Armata Alpino è ancora sul Don, non ha retrocesso di un metro. Il 15 gennaio i russi sfondano su altri settori, il generale Battisti capisce il pericolo d'accerchiamento della sua Divisione. Chiede ai tedeschi l'autorizzazione di ripiegare i suoi alpini urgentemente, ma i comandi tedeschi non emettono l'ordine di ripiegamento. Nello stesso giorno i russi irrompono su Rossosc, dove sono appena giunti due battaglioni complementi degli Alpini…moriranno quasi tutti.

Nei giorni seguenti, i russi allargano l'offensiva verso nord. Al mattino del 17 gennaio arriva l'ordine di ripiegamento della Cuneense; verso sera alle ore 17 il battaglione Saluzzo inizia il ripiegamento, temperatura -35 gradi sotto zero. La 21a compagnia è l'ultima a lasciare il fronte, Alle ore 20 il battaglione giunge a Topilo. All'alba del 18 gennaio la Cuneense è a Annovka sede di magazzini pieni di alimenti; gli alpini si riforniscono di tutto quello che possono portare.

  Capitano Chiaffredo Rabo Un eroe della Cuneense...

Nella foto, il Capitano Chiaffredo Rabo di Sampeyre (Valle Varaita - Cuneo), medaglia d'argento al valor militare. Chiaffredo Rabo era il comandante dell'eroica 21a Compagnia del Battaglione Saluzzo, 2° Reggimento Alpini che, il 19 gennaio 1943, nei pressi di Popowka si fece massacrare per permettere alla colonna in ritirata di poter proseguire. Della 21a Compagnia del Battaglione Saluzzo, facevano parte quasi tutti gli Alpini che provenivano dai paesi dell'area Saluzzese: Saluzzo, Lagnasco, Villafalletto, Savigliano, Racconigi, Scarnafigi, Verzuolo, Manta, Valli Varaita, Maira e Po. Chiaffredo Rabo verso la fine di dicembre del 1942, ottenne una breve licenza ed ebbe modo di ritornare nella sua Valle Varaita a Sampeyre, nel frattempo gli avvenimenti militari al fronte precipitarono, avrebbe potuto nascondersi nella sua Valle in Provincia di Cuneo e non ritormare al fronte, parenti e amici lo esortarono a rimanere, ma Lui non poteva lasciare i suoi uomini e ripartì per la Russia, caso volle che fu uno dei pochissimi sopravvisuti della 21a Compagnia...

 

Il 19 gennaio attacco di partigiani e truppe russe, trenta i nostri caduti. Il Saluzzo seguito dal Dronero e dal Borgo San Dalmazzo continua la marcia di ripiegamento, alle sedici del 19 gennaio, i battaglioni raggiungono Popovka, gli alpini, sfiniti dalla stanchezza si rifugiano nelle isbe, alle ore 23 i battaglioni vengono attaccati dai partigiani e viene dato l'ordine di abbandonare il paese, la 21a compagnia parte al contrattacco con bombe a mano e baionette, mette in fuga il nemico e recupera muli e materiali. La 21a compagnia perde 50 uomini. Alle due del 20 gennaio, riprende la marcia in direzione Postojali per raggiungere gli altri battaglioni della Cuneense che precedono il Saluzzo. A Postojali preponderanti forze corazzate russe sbarrano la via del ripiegamento. Il Saluzzo è radunato nella conca di kopanki.

Alle 12 del 20 gennaio, il generale Battisti ordina l'attacco per aprirsi la via, alle ore tredici il Saluzzo e il Borgo San Dalmazzo si lanciano sulle colline coperte di neve, il Saluzzo a destra il Borgo a sinistra. La 21a compagnia del Saluzzo è subito massacrata dai cannoni russi, dalll'altipiano scendono i T34 russi seguiti dalla fanteria russa, la collina si copre dei nostri morti, la battaglia continua finché con la forza della disperazione i nostri alpini mettono a tacere i carri armati russi. Ma è solo una falsa vittoria, poco dopo giungono altri carri armati..il Battaglione Saluzzo viene completamente distrutto, poche centinaia i sopravvissuti , i gemiti e le implorazioni dei feriti, sono strazianti, tutti moriranno congelati..In serata, il comando della Cuneense raggiunge via radio il comando del corpo d'armata alpino e chiede aiuto…Dei battaglioni Saluzzo e Borgo sono sopravvissuti 400 uomini. Le perdite totali della Cuneense dal primo giorno della ritirata, ammontano ora a 8000 Alpini, le perdite maggiori, oltre al Saluzzo e al Borgo sono nei battaglioni Ceva , Mondovì e Val Po' del 4° Artiglieria alpina. I superstiti sono in totale, circa 4000. Alla sera di quel terribile 20 gennaio 1943, i resti della Cuneense si rimettono in marcia dividendosi in due colonne marciando verso ovest con il disperato tentativo di congiungersi con la Tridentina.

Alle ore 16 del 21 gennaio, la colonna dei resti del 1° Reggimento Alpini raggiunge Aleksandrovka, A mezzanotte nuovamente in marcia fino alle 9 dove si raggiunge una conca presso Novaja Harkovka, Il Ceva entra in combattimento con i russi; nel pomeriggio intorno alle 15 la seconda colonna dei resti del 2° Reggimento Alpini si congiunge con la prima colonna formando un'unica colonna, è sera, quando la colonna giunge a Novaja Dimitrovka… Sono le 10 del 19 gennaio 1943, il generale Battisti si incontra in una casa di Popowka con il gnerale tedesco Rheingold. I due generali prendono la decisione di abbandonare la direzione di ripiegamento assegnata e di dirigersi su Waluiki.

Riprende la marcia, intorno alle 19 di sera, reparti russi in tuta bianca vengono scambiati per soldati tedeschi, l'attacco viene sferrato alla 72a batteria del gruppo Val Po' che viene sopraffatta. Interviene la 21a compagnia del Saluzzo che viene letteralmente massacrata sul posto col suo capitano Chiaffredo Rabo di Sampeyre, questo immane sacrificio permette alla colonna di sganciarsi e proseguire per Nowo Postojalowka. I russi continuano l'attacco senza dare tregua alla Cuneense, a nulla vale abbandonare le strade o avventurarsi su itinerari sconosciuti. Battisti non si dà per vinto, tenta tutti i modi possibili per rompere l'accerchiamento, la Cuneense continua la marcia ed il martirio combettendo senza speranze. Il giorno seguente, il 20 gennaio, all'imbrunire, la Cuneense si incontra con alcuni reparti della Julia immobilizzati dai russi nelle vicinanze di Nowo Postojalowka.

Il Colonnello Manfredi, comandante il 1° Reggimento Alpini manda immediatamente all'attacco il battaglione Ceva, l'attacco viene sferrato nell'oscurità e si compie in vari tempi, enormi le perdite del Ceva. Quasi simultaneamente parte all'attacco anche il battaglione Mondovì che con le sue batterie d'artiglieria cerca, ma inutilmente, di contrastare i carri armati russi, i quali scorazzano sulle nostre batterie maciullando i nostri Alpini. I russi intimano la resa, Battisti rifiuta e ordina al comandante del 2° Reggimento Alpini, colonnello Scrimin di mandare all'attacco il Borgo San Dalmazzo e il Saluzzo, i battaglioni si lanciano all'attacco nella neve alta e quasi stanno per farcela, ma da una dorsale posta tra due piccoli villaggi, si scatena un violentissimo fuoco d'artiglieria, i russi contrattaccano con enormi masse di fanteria appoggiate da numerosi carri armati…e la fine, del Saluzzo e del Borgo San Dalmazzo si salvano solo 120 alpini con pochi ufficiale, i due Battaglioni sono scomparsi con oltre 1600 morti. Battisti tenta ancora di sfuggire all'accerchiamento dirigendosi verso ovest, con l'intento di congiungersi alla Tridentina, dispone in retroguardia i resti del battaglione Mondovì, reparti siberiani sferrano nuovamente un violento attacco, anche questo battaglione viene quasi completamente distrutto.

Continua l'attacco russo, i resti del 2° Reggimento Alpini, grazie al sacrificio di una compagnia del Dronero, riescono a sganciarsi e a dirigersi verso nord. Tragico il bilancio tra il 19 e il 20 gennaio 1943: quattro battaglioni di alpini distrutti, un battaglione di fanteria, un gruppo di artiglieria da 75-13 e una batteria da 105-11. Battisti alla sera del 20 gennaio si trovò solo più il battaglione Dronero, il gruppo artiglieria Pinerolo, il battaglione Genio e i resti dei battaglioni perduti. La marcia riprende con circa 2000 Alpini della Cuneense e 1000 di altri reparti sbandati. In tre giorni di ripiegamento la Cuneense perde circa 13000 Alpini.

è il 22 gennaio, poche ore di riposo e nuovamente in marcia per Varvarovka. Nel pomeriggio nuovo attacco alla colonna da parte di carri armati e fanteria russa. I resti del Dronero attaccano con bombe a mano e distruggono dalla torretta cinque T34, riprende la marcia, a sera inoltrata la colonna giunge tra Varvarovka e Seljakino, si riparte a mezzanotte, l'ordine di Battisti è di marciare senza soste per ricongiungersi alla Tridentina. La Cuneense si divide nuovamente in due colonne, si dirige a nord-ovest attraversando la valle del Kalitva. Al mattino del 24 gennaio, nuovi scontri con partigiani e soldati russi, ma respinti dagli Alpini, dopo trenta ore di marcia, le colonne giungono all'alba del 25 gennaio a Malakeeva. Si riparte il 26 gennaio, la Cuneense si avvia per Valujki dove, i russi tra questo luogo e Nikitovka hanno concentrato enormi forze da rendere inutile qualsiasi tentativo di sfondamento, è il 27 gennaio  gli Alpini ritornano all'attacco armati solo di fucili "91" e bombe a mano…dopo ore di inutili massacri i russi vincono "il più forte soldato d'Italia" (cit. Radio Mosca 1943)…

Dopo 10 giorni di ripiegamento e 200 chilometri di marce, morirono 13990 Alpini (di cui 390 ufficiali) su 20.460 Alpini (17460 + 3000 dei Battaglioni Complemento) qual'era l'organico della Divisione Cuneense.

Nota importante. Per amore della verità storica, voglio far presente che quel tanto enfatizzato "Bollettino 630 dell'8 febbraio 1943", in cui Radio Mosca avrebbe comunicato che «Soltanto il Corpo d’Armata alpino deve ritenersi imbattuto sul suolo di Russia» è un falso inventato negli anni '60. La prova eclatante ci giunge dallo stesso Rigoni Stern, il quale aveva fatto ricercare e trovare quel Bollettino 630 senza aver trovato nessuna citazione del genere. Lo stesso, commentando l'introduzione di un libro sui fatti degli Alpini in Russia, cita: " Un poco imprecisa e a volte sbrigativa ho trovato l’introduzione dove con sorpresa ho letto per vero quel falso storico inventato in Italia al tempo della guerra fredda, cioè quella citazione che dice: «Soltanto il Corpo d’Armata alpino deve ritenersi imbattuto sul suolo di Russia» e che la nota esplicita: «Dal Bollettino di guerra del Comando Supremo sovietico n. 630 dell’8 febbraio 1943». Mai loro si sono inventati di scrivere questa frase. (Ho fatto ricercare e ritrovato quel bollettino e altri di quell’epoca e in nessun testo risulta). Chi da noi l’ha scritta, e poi divulgata in mala fede, ben poco sapeva di quella realtà: ben altro avevano da pensare i russi con il passo delle Armate tedesche sul cuore! ". ****************************************************************************************************************

ORDINE DEL GIORNO

Del Comando Supremo delle Forze Armate pel ritorno della Armata del Generale Gariboldi dalla Russia

UFFICIALI, SOTTUFFICIALI, GRADUATI E SOLDATI DELL'8A ARMATA!

Nella dura lotta sostenuta a fianco delle Armate germaniche e alleate sul fronte russo, voi avete dato innumeri, decisive prove della vostra tenacia e del vostro valore. Contro le forze preponderanti del nemico vi siete battuti sino al limite del possibile e avete consacrato col sangue le bandiere delle vostre Divisioni.

Dalla "JULIA", che ha infranto per molti giorni le prime ondate dell'attacco bolscevico, alla "TRIDENTINA" che - accerchiata - si è aperta un varco attraverso undici successivi combattimenti, alla "CUNEENSE" che ha tenuto duro sino all'ultimo secondo la tradizione degli Alpini d'Italia, tutte le Divisioni meritano di essere poste all'ordine del giorno della Nazione.

Così sino al sacrificio vi siete prodigati voi, combattenti della "RAVENNA", della "COSSERIA", della "PASUBIO", della "VICENZA", della "SFORZESCA" della "CELERE", della "TORINO", la cui resistenza a Cerkowo è una pagina di gloria, e voi Camicie Nere dei Raggruppamenti "23 Marzo" e "3 Gennaio", che avete emulato i vostri camerati delle altre Unità. Privazioni, sofferenze, interminabili marce hanno sottoposto a prova eccezionale la vostra resistenza fisica e morale. Solo con un alto senso del dovere e con l'immagine onnipresente della Patria potevano essere superate. Non meno gravi sono state le perdite che la battaglia contro il bolscevismo vi ha imposto; ma si trattava e si tratta di difendere, contro la barbarie moscovita, la millenaria civiltà europea.

Ufficiali, sottufficiali, graduati e soldati!

Voi avete indubbiamente sentito con quanta emozione e con quanta incrollabile fede nella vittoria finale, il popolo italiano ha seguito le fasi della gigantesca battaglia e come esso sia fiero di voi.

Saluto al Re!

1 marzo 1943 - XX                                                                                                                             MUSSOLINI

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